Nel 2019 quando i cinema italiani erano aperti e i film uscivano prima sul grande schermo e dopo in streaming, 10 giorni senza mamma conquistava il box-office per oltre tre settimane. Oggi che i cinema sono chiusi e i film escono solo sul piccolo schermo, 10 giorni con Babbo Natale, il sequel di Alessandro Genovesi, viene distribuito su Amazon Prime Video.
Il regista milanese torna a dirigere una commedia natalizia dopo Il peggior Natale della mia vita del 2012 e lo fa continuando a raccontare le disavventure della famiglia Rovelli. Questa volta è in pericolo il Natale: Giulia (Valentina Lodovini) deve andare a Stoccolma per lavoro proprio il giorno della vigilia, così Carlo (Fabio De Luigi) assieme ai tre figli (la piccola Bianca, il fascistello Tito e l’ambientalista Camilla) decide di accompagnarla con il vecchio camper di famiglia.
Non è la classica commedia natalizia. In realtà il film è un esilarante road movie in cui gag e situazioni tragicomiche vi accompagneranno lungo tutto il viaggio. Il camper non è solo un mezzo di trasporto ma rappresenta il concetto stesso di casa, piena di emozioni in movimento che la famiglia Rovelli si porta dietro, compresi tutti i problemi irrisolti. Purtroppo per loro qui gli spazi sono stretti e angusti, e le liti e gli scontri sono all’ordine del giorno, e scappare non è un’opzione praticabile.
Lungo le strade innevate dell’Austria la famiglia si imbatte (forse sarebbe più giusto dire “sbatte”) in un uomo vestito con giacca, pantaloni e cappello rossi con bordi di pelo bianco che dice di essere Babbo Natale (Diego Abatantuono). Grazie a questo strano e smemorato personaggio il film guadagna una nuova energia che dà una scossa emotiva a Giulia e Carlo fino a quel momento continuamente sul piede di guerra. E grazie alla coppia De Luigi / Abatantuono la comicità ne guadagna e le risate sono assicurate, e se Fabio è descritto all’inizio del film come il padre dell’anno, allora Diego si candida come il miglior Babbo Natale del cinema italiano.
È una pellicola dai buoni sentimenti, quelli sinceri e spontanei, che i bambini manifestano continuamente, anche quando urlano “ti odio”. Sono emozioni semplici ed ingenue ma vere e innocenti con quel pizzico di magia che aiuta a mantenere unita la famiglia che è il centro del film. In 10 giorni senza mamma Genovesi si è divertito a capovolgere e sconvolgere i ruoli non scritti di moglie / madre e di marito / padre senza preoccuparsi troppo dei sentimenti dei più piccoli. Questa volta la visione è a 360 gradi e le voci di Bianca, Tito e Camilla si sentono forte e chiaro, e anche quando i genitori non vogliono ascoltare ci pensa la letterina scritta a Babbo Natale.