Ci sono vari momenti di 1917, il film di Sam Mendes sulla prima guerra mondiale, che colpiscono lo spettatore. Il terrore delle trincee, la distanza degli ufficiali, l’irreale luminosità di Ecuste restituiscono un’immagine reale della guerra come corsa cruda, lotta di uomini disperati, di paura.
Nel raccontare uno degli anni più importanti del primo conflitto globale, Mendes e la co-sceneggiatrice Krysty Wilson-Cairns si concentrano sulla vicenda di due giovani soldati in missione per impedire che un battaglione britannico finisca in una trappola tedesca. La loro è una vera sfida contro il tempo per raggiungere i loro commilitoni prima che sia troppo tardi.
Per sviluppare un arco narrativo di circa 24 ore Mendes ha deciso di strutturare 1917 come un apparente unico piano sequenza, una sola lunga scena che dura quanto il film, senza evidenti stacchi di montaggio e gli altri elementi tipici della grammatica cinematografica. Sappiamo che in realtà, come già era stato per Birdman di Iñárritu, ci sono nascosti qui e là dei tagli, altrimenti sarebbe stato un film impossibile da realizzare. Sul piano formale, l’idea è quella di rendere l’angoscia costante della fretta dei due soldati.
Funziona, fino a un certo punto. Quando il movimento è frenetico, nella fase di avvio, si avverte quasi un senso di claustrofobia per la trincea, la terra di nessuno, il pericolo costante del nemico. Quando il film rallenta, l’idea perde la sua forza espressiva.
La sensazione generale che lascia 1917 di Sam Mendes è di capolavoro tecnico (eccellente Roger Deakins alla fotografia, come sempre), ma non di capolavoro assoluto. Sembra che il regista abbia voluto approfondire i virtuosismi che aveva già mostrato nei suoi film di 007, in particolare la frenetica apertura di Spectre, ma ha trascurato il coinvolgimento emotivo.
La vicenda dei due giovani soldati, infatti, non emoziona, anzi a tratti lascia freddi e distanti. Lo stupore per la complessità tecnica non è supportata da un’adeguata empatia e rimane forte la sensazione di avere davanti un puro esercizio di stile. Eccellente, ma niente di più.
Dopo le vittorie ai Golden Globe e a tutti i premi che portano alla notte degli Oscar, 1917 rimane il grande favorito per i due premi più importanti – miglior film e regia. Se bisogna fare un inutile paragone con i film di guerra degli ultimi anni, meglio Dunkirk di Christopher Nolan.