Quando a Wes Anderson hanno chiesto quante star di Hollywood avrebbe voluto nel suo prossimo film lui ha risposto semplicemente “Sì”. Con queste premesse l’ultima fatica del regista dallo stile inconfondibile si è guadagnata uno dei posti in prima fila tra i film più attesi del 2023.
Il drammaturgo mette in scena su un palcoscenico teatrale di un’immaginaria cittadina nel deserto del Nevada Asteroid City, rinomata così per il suo gigantesco cratere, le vicende di tanti personaggi unici. Qui nel 1955 si svolge lo Junior Stargazer, convegno di astronomia per giovanissimi cervelloni, ma durante l’evento accade qualcosa di straordinario che costringe le persone a costruire dei legami.
Visivamente bello, anzi bellissimo, questo Asteroid City. Wes Anderson non perde il tocco estetico stimolato da un ambientazione che sublima le sue selezioni cromatiche. Dalle scenografie ai costumi tutto risulta superbo e decisamente appagante. Purtroppo non dello stesso livello è la trama che si perde tra la narrazione principale e quella metacinematografica. Quest’ultima aggravata anche dall’eccessiva quantità di sottotrame non fa altro che disperdere la carica emotiva lasciando in superficie quelle che sarebbero dovute essere le tematiche più coinvolgenti della pellicola. La presenza di un cast stellare viene sfruttata col contagocce, proprio come era accaduto in The French Dispatch, e si ha la netta sensazione che il bilanciamento tra narrativa ed estetica questa volta penda nettamente verso il bellissimo esercizio di stile.
Sicuramente da guardare sul grande schermo (dal 14 settembre), non sarà però l’opera che farà cambiare idea a chi non riconosce il valore del regista texano.