La recensione di Barbie

BARBIE | Recensione del film di Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling

Ci siamo, il chiacchieratissimo Barbenheimer è alle porte. Negli Stati Uniti sarà celebrato il 21 luglio, data della contemporanea uscita nelle sale di Barbie e di Oppenheimer. L’evento sulla sfida cinematografica dell’anno, reso leggendario sul web dai meme, non potrà essere però celebrato in Italia per la diversa programmazione dei due film. Purtroppo per il colossal di Christopher Nolan dovremmo attendere fino al 23 agosto, mentre avremo il privilegio di visionare la pellicola di Greta Gerwig un giorno prima rispetto al resto del mondo, il 20 luglio.

La Barbie “stereotipo” (Margot Robbie) vive ogni giorno il suo “giorno perfetto” nella fintissima e coloratissima Barbieland insieme a tutte le altre versioni, il fidanzato Ken (Ryan Gosling) con tutte le sue varianti e l’unico Allan (Michael Cera). L’impeccabile quotidianità di Barbie però viene interrotta da pensieri di morte che iniziano a tormentarla. Per riparare questo “malfunzionamento” la bambola sarà costretta a partire per il mondo reale e ricercare le origini del problema per trovare un rimedio.

Il live action dedicato all’iconica bambola Mattel, diretto dalla poliedrica Greta Gerwig e co-scritto insieme al compagno Noah Baumbach, rapisce l’occhio immediatamente. Sin dalle prime scene del film, con la strepitosa citazione kubrickiana, si capisce che la qualità della produzione è elevatissima. Le scenografie, i costumi e le musiche sono curate nei minimi dettagli, e la regia non presenta sbavature e arricchisce quel mondo fantastico fatto di plastica. La sceneggiatura riesce a dare spazio ed importanza ad ogni membro dell’affollatissimo cast, cosa che non si può dare per scontata (ogni riferimento ad Asteroid City di Wes Anderson è puramente casuale).

Margot Robbie e Ryan Gosling si districano abilmente tra comicità e dramma, e si calano perfettamente nell’estetica camp che permea la pellicola. Come però si poteva intravedere già dal primo trailer, la Gerwig sfrutta l’apparente leggerezza (ostentata un po’ a forza) per affrontare le tematiche che le stanno più a cuore. La regista impronta un’aspra critica alla nostra società dipinta come totalmente maschilista e patriarcale, nella quale non viene risparmiata neanche la Mattel. L’alternativa a una società dove la donna vive un gradino sotto all’uomo è un mondo fittizio e pieno di stereotipi. Interessante è anche come viene affrontato il personaggio di Ken, anche se in questo caso il messaggio finale non risulta molto chiaro.

Probabilmente il difetto di questo film è proprio la risoluzione di tutte le questioni sviluppate. Il finale che slalomeggia tra l’esigenze aziendali e l’impegno sociale risulta un po’ forzato e poco efficace. Ma nel complesso il primo atto del Barbenheimer ci ha convinto e merita sicuramente la visione in sala, in attesa della risposta di Oppenheimer e degli scienziati del Progetto Manhattan.

(Barbie di Greta Gerwig. 2023, commedia fantasy, 114′)