Black Panther: Wakanda Forever

BLACK PANTHER: WAKANDA FOREVER | Recensione del film di Ryan Coogler

In ben quattro film Marvel Re T’Challa ha dimostrato di essere uno dei personaggi più carismatici del Marvel Cinematic Universe. Black Panther non è stato semplicemente un supereroe che combatteva i cattivi ma un simbolo di speranza e di grandezza per il popolo di Wakanda. Ed è impossibile non pensare la stessa cosa per il compianto Chadwick Boseman. Nonostante la sua prematura scomparsa, ha lasciato un’importante eredità che non sarà mai dimenticata.

Black Panther: Wakanda Forever inizia con il regno di Wakanda in lutto, sconvolto dalla morte improvvisa del re. Ben presto il silenzio e la tristezza del funerale si trasformano in canti e balli di celebrazione in suo onore. Con Wakanda Forever, il regista e co-sceneggiatore Ryan Coogler ha reso omaggio a T’Challa, e indirettamente a Boseman, con uno dei migliori film della Fase 4 del MCU. Certamente il più commovente.

Con la scomparsa di Black Panther, Wakanda Forever si concentra principalmente su due personaggi: sua sorella Shuri (Letitia Wright) e sua madre Ramonda (Angela Bassett). Un anno dopo la morte di T’Challa, Ramonda è diventata regina del Wakanda. Shuri, che ancora soffre per la perdita del fratello, si è chiusa nel suo laboratorio a lavorare senza sosta a nuove invenzioni per difendere il suo popolo. Nel frattempo, il resto del mondo manifesta pubblicamente alle Nazioni Unite le proprie preoccupazioni per il potere eccessivo di Wakanda dovuto allo sfruttamento del vibranio.

Ma ciò che il Wakanda e le altre nazioni non sanno è che esiste un altro popolo che possiede questo prezioso materiale. Mentre gli Stati Uniti cercano in tutti i modi di impossessarsene attraverso una nuova tecnologia costruita per gioco da Riri Williams (Luisa D’Aprile), la futura protagonista della serie Ironheart, appare una nuova civiltà sottomarina, Talokan. A guidarla è Namor (Tenoch Huerta). Il sovrano si presenta a Shuri e Ramonda, ordinando che gli consegnino lo scienziato che ha creato la tecnologia per la ricerca del Vibranio. Se non lo faranno distruggerà il Wakanda.

Come Shuri, Wakanda Forever racchiude due anime contrapposte. Da un lato, la principessa continua a piangere la perdita del fratello, dall’altro, con la minaccia incombente di Namor, vuole combattere per difendere la sua gente. Allo stesso modo, la pellicola deve trovare il giusto equilibrio nell’omaggiare chi non c’è più, e intrattenere gli spettatori. Per gran parte del film Coogler riesce mantenere bilanciato questo difficile equilibrio, anche se la durata eccessiva del film non aiuta.

Tuttavia, il cuore di Wakanda Forever e della sceneggiatura di Coogler e del co-sceneggiatore Joe Robert Cole è la paura di perdere le persone amate. Coogler e Cole basano ogni scelta su questo sentimento: Namor teme che l’interesse del mondo per il Vibranio possa mettere in pericolo il suo regno, mentre Shuri e Ramonda vogliono assicurarsi che il loro popolo rimanga al sicuro anche in questo momento di vulnerabilità.

Wakanda Forever dà il meglio di sé quando permette a Coogler di abbracciare pienamente il dolore che lui stesso e il resto del cast provano per la perdita di un amico, prima ancora che di uno stimato collega. La presenza/assenza di T’Challa si percepisce per tutta la durata del film, e non poteva essere altrimenti. La sceneggiatura di Coogler e Cole fa un ottimo lavoro nell’onorare Boseman, ricordando il suo vissuto, e allo stesso tempo cerca una nuova strada per continuare la storia di Pantera Nera. Wakanda Forever contiene alcuni dei momenti più emozionanti del MCU, soprattutto perché Coogler si prende tutto il tempo per elaborare il lutto e far vivere il dolore a pieno.

E i membri del cast sono stati coinvolti in prima persona nel manifestare questo sentimento sul set. Bassett offre una delle migliori interpretazioni viste fino ad ora nell’universo Marvel. La sua regina Ramonda è forte, orgogliosa e determinata. Una sicurezza che nasconde la preoccupazione di una madre ancora in lutto che deve fare i conti con la paura di perdere un altro figlio.

Ma la protagonista assoluta del film è Letitia Wright, una principessa con il cuore spezzato che si ritrova sulle spalle la responsabilità di un intero regno. È lei a prendere in mano le redini della saga in modo superbo, con un’esitazione e una rabbia che svelano un lato oscuro e convincente che nel primo film non si era visto. Dolore, frustrazione, rabbia e paura: sentimenti che Shuri prova e che la Wright manifesta intensamente e magnificamente in tutto il film.

Eccellente anche Huerta nel ruolo di Namor, che allo stesso modo cerca di fare ciò che è meglio per il suo popolo. Come Killmonger nel primo Black Panther, Coogler ci fa simpatizzare con il “cattivo”, anche se il suo punto di vista è troppo radicale e semplicistico. Huerta è una presenza imponente, un leader che mette al primo posto il benessere del suo popolo e per questo non esita a minacciare gli altri. Anche in questo caso, alcuni dei momenti migliori di Namor arrivano quando Wakanda Forever rallenta e mostra le sue preoccupazioni mentre discute con Shuri.

Ma tra tutto il dolore e il lutto in Wakanda Forever, Coogler riesce in qualche modo a rendere questo sequel divertente ed emozionante. Anche se il film dà il meglio di sé nei momenti di “pace”, Coogler rende l’azione avvincente e in alcuni momenti esaltante.

Wakanda Forever potrebbe apparire come un film incerto che non sa come portare avanti la storia di Pantera Nera. La mancanza di Boseman si sente. Coogler però riesce a superare l’impasse con eleganza e amore, e regala al pubblico un bellissimo omaggio per ciò che è stato perso. La morte, in fondo, non è mai la fine. Wakanda Forever non è un film perfetto, ci mancherebbe. Questa sua capacità di rimanere in equilibrio tra due mondi lo rende però uno dei cinecomic più commoventi, e uno dei migliori film della Fase Quattro del MCU.

(Black Panther: Wakanda Forever di Ryan Coogler, 2022, fantasy, 161′)