Blue Eye Samurai è la nuova serie animata di successo targata Netflix ambientata in Giappone nel periodo Edo (XVII secolo). Per ordine dello shogunato Tokugawa il Paese chiuse i confini e gli stranieri furono banditi. L’isolamento fu tale che la popolazione li considerava “mostri”. Purtroppo per la giovane protagonista Mizu i suoi bellissimi occhi azzurri rivelavano la sua origine “non umana”. Infatti era la figlia di un “diavolo bianco”. Fin da bambina subì ogni tipo di tormenti dai ragazzi del suo villaggio, ma un cieco fabbricante di spade le salvò la vita e la accolse in casa come sua apprendista. Una volta cresciuta e diventata un’abile spadaccina, la ragazza si mise in viaggio per scovare ed uccidere i quattro uomini bianchi che si trovavano in Giappone al momento della sua nascita.
La popolarità della serie è dovuta a pochi semplici elementi: innanzitutto il doppiaggio italiano è ottimo; l’ambientazione dell’epoca è affascinante e accurata; la sceneggiatura di Michael Green e Amber Noizumi è stata concepita per un pubblico di adulti; la storia è interessante e scorre velocemente; la protagonista è una donna samurai invincibile, con poteri apparentemente sovrumani, capace di affrontare interi eserciti. L’animazione, realizzata dallo studio francese Blue Spirit, è originale e sbalorditiva. Gran parte dello spettacolo è costituito da panorami naturali mozzafiato, che sembrano quasi dipinti a mano, dalle stranezze delle usanze e tradizioni del tempo e dalle bellissime sequenze d’azione dei combattimenti dirette brillantemente.
Parallelamente alla storia principale di Mizu seguiamo anche quella della principessa Akemi, il cui potente padre sta cercando di venderla, in sposa, al figlio dello Shogun. Entrambe le donne stanno combattendo i vincoli patriarcali del mondo in cui si trovano, anche se ognuna intraprende un percorso diverso, e spesso conflittuale, verso quella che potrebbe essere considerata libertà.
La serie si prende sul serio fino ad un certo punto, raramente si lascia imbrigliare da argomenti seriosi che possano frenare l’impeto della narrazione. Alla fine, Blue Eye Samurai sa che il suo punto di forza è il cammino epico e violento votato all’onore e alla vendetta. Anche la trama politica del “colpo di stato” si svolge in modo lineare e interessante, con pochissimi colpi di scena.
Lo scopo prioritario di Blue Eye Samurai è intrattenere, e lo fa alla grande. I suoi eroi sono facili da amare e i cattivi divertenti da odiare. Ci sono retroscena drammatici inaspettati, scene di sesso piccanti e battute divertenti che spezzano la monotonia di Mizu. Il fascino dei duelli è accentuato dall’estrema violenza e dal sangue che sgorga copioso dagli arti mozzati.
Questa prima stagione, composta da 8 episodi, ci ha regalato momenti di grande animazione e ore di svago notevoli. L’unica nota stonata è che il racconto finisce proprio sul più bello. Per vedersi compiere la vendetta di Mizu dovremo attendere la seconda stagione.