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CONCLAVE | Recensione del film di Edward Berger con Ralph Fiennes e Stanley Tucci

Classificazione: 4 su 5.

Il Papa è morto, “Sede vacante”.

A Roma si deve riunire un nuovo conclave per stabilire chi sarà il nuovo Papa. L’incarico di presiedere l’elezione spetta al Decano Thomas Lawrence. È sua la responsabilità della riuscita dell’evento, suo è il compito di accogliere e seguire i vescovi in arrivo da tutto il mondo per la votazione.

Questo è l’antefatto di un film dallo sfondo ecclesiastico, ma tutt’altro che religioso. Sì perché Conclave, tratto dall’omonimo romanzo di Robert Harris, è un film profondamente politico tanto da risultare una partita a scacchi, tanto da ricordare una puntata di House of Cards.

Da un lato il fronte conservatore che crede in una Chiesa dogmatica e reazionaria che si deve chiudere per impedire il dilagarsi di altri credi e altre culture. Dall’altra parte l’ala liberale che è convinta che per combattere la crisi religiosa imperante ci debba essere un’apertura verso gli omosessuali e si debba dare voce alle donne e alle minoranze in generale.

Intrighi, corruzione, favoreggiamenti e misteri, il regista Edward Berger, già premio Oscar nel 2023 per il bellissimo Niente di nuovo sul fronte occidentale, si circonda di un parterre di attori blasonati per dar vita a un vero e proprio thriller apostolico. Ralph Fiennes, Stanley Tucci, Sergio Castellitto e Isabella Rossellini sono straordinari nei loro ruoli di uomini di chiesa fallibili, vulnerabili e imperfetti.

In particolare Fiennes interpreta magistralmente il cardinale Lawrence, un uomo tormentato dal peso della responsabilità e dalla consapevolezza della fragilità della propria fede. Lawrence è diviso tra il desiderio di riformare la Chiesa e la necessità di mantenere l’unità, un conflitto interiore che lo rende un personaggio complesso e affascinante. La sua interpretazione, intensa e sfumata, ci permette di entrare nella sua mente e di comprendere le ragioni delle sue scelte, anche delle più controverse.

La fotografia minimale e fatta di contrasti tra luce e ombre mette in evidenza il conflitto tra una chiesa umile e modesta con quella sfarzosa e opulenta delle sale vaticane. L’atmosfera che avvolge i luoghi del potere ecclesiastico è decisamente claustrofobica e tesa, sottolineando come l’elegante e precisa regia di Berger contribuisca a creare un senso di oppressione e di sospetto.

I giochi di potere e l’equilibrio politico sono il fil rouge che conduce il film a un finale inatteso e sicuramente divisivo. Ad alcuni questa chiusura risulterà superflua per la riuscita di un film già completo e circolare di suo, altri la vedranno come la chiave di svolta senza cui il film avrebbe zoppicato. Non credo, anzi sono sicura, che ci sarà qualcuno che uscirà dal cinema non sorpreso.

(Conclave di Edward Berger. 2024, thriller, Gran Bretagna, 120′, Eagle Pictures)