recensione dieci minuti

DIECI MINUTI | Recensione del film di Maria Sole Tognazzi

di Maria Elena Tita

Dieci minuti è un film blu. Sono blu i vestiti, blu le pareti, blu i tovaglioli, blu gli arredi. È blu perché è un film che parla di tristezza, di angoscia, di dolore, tutte emozioni molto blu.

L’ultima opera di Maria Sole Tognazzi, tratta dall’omonimo romanzo di Chiara Gamberale, in uscita nei cinema dal 25 gennaio, parla di Bianca, scrittrice quarantenne di origine palermitana, e della sua crisi esistenziale dopo che viene lasciata dal marito.

La terapeuta che ha Bianca in cura le propone un esercizio per ritrovare sé stessa: dedicare dieci minuti a settimana a un’attività mai fatta prima. A sostegno di Bianca in questo percorso di metabolizzazione della rottura c’è Jasmine, la sorellastra di Bianca, figlia di una relazione extraconiugale del padre.

È un film fatto da donne, recitato da donne, che parla alle donne. Gli uomini sono sullo sfondo ma non vengono denigrati o demonizzati, semplicemente non sono il fulcro della narrazione.

L’espediente narrativo è semplice e potrebbe indurre a pensare che la storia sia qualcosa di già visto, masticato e digerito. Invece Barbara Ronchi, aka Bianca, Margherita Buy, la terapeuta, e Fotinì Peluso, Jasmine, trascinano il film attraverso un percorso del dolore sincero, vivo e tangibile.

È tutta una questione di prospettiva e la prospettiva in questo film non lascia al buio: il dolore e la malattia ci sono e sono strazianti ma in fondo al corridoio si intravede sempre il fatto che se ne esce, che poi alla fine passa.

(Dieci minuti di Maria Sole Tognazzi. 2024, drammatico, Italia, 102′)