La premessa di Finché morte non ci separi lascia, giustamente, un po’ di perplessità. La giovane Grace, interpretata da Samara Weaving, sta per coronare il suo sogno d’amore convolando a nozze con Alex Le Domas, giovane rampollo di una ricca famiglia che ha basato la sua fortuna sui giochi da tavola.
Grace non conosce i parenti di Alex fino al giorno del matrimonio, quando, al termine della cerimonia, le viene detto che per essere davvero accettata come una di famiglia dovrà partecipare a una tradizione dall’apparenza innocente: giocare a un gioco estratto a sorte a mezzanotte. Quando capita nascondino, Grace deve nascondersi nell’enorme villa di famiglia mentre tutti i Le Domas le danno la caccia. Non può immaginare che il gioco nasconde un rituale antico e che per vincere dovrà sopravvivere fino all’alba.
Finché morte non ci separi non prova neanche per un minuto a prendersi sul serio, e proprio per questo funziona molto bene. Da un po’ di tempo, il cinema horror statunitense produce film decisamente interessanti in forma diversa. Qui non siamo dalle parti della critica sociale dei due ottimi film di Jordan Peele: è cinema leggero, che vuole divertire mentre spaventa – poco –, come Auguri per la tua morte e il suo seguito.
Con le debite proporzioni, perché comunque Finché morte non ci separi non ha la forza per diventare un cult, ricorda i film di Sam Raimi di La casa: l’orrore c’è, con tutte le sue caratteristiche principali come fantasmi, case maledette, sangue e splatter, ma la trama si evolve con un andamento da commedia.
La famiglia Le Domas rivela tutte le sue isterie e fragilità per un patto con il diavolo stretto tanti anni prima. Sono arrivati successo e soldi, è vero, ma il prezzo da pagare sono queste partite di nascondino in cui anche loro rischiano la vita. Non sono spietati o spaventosi: sono imbranati, increduli e deboli. C’è una – leggera – critica alle classi ultra privilegiate che godono di enormi privilegi senza meriti reali.
Grace, dall’altra parte, è tutt’altro che la classica damigella in difficoltà. Quando capisce che non si tratta di una semplice partita di nascondino si rimbocca l’abito da sposa e difende la sua vita fino all’alba con tutto quello che ha disposizione.
Dopo un paio di horror classici (V/H/S e La stirpe del male), i due registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett hanno trovato un modo interessante di fare cinema d’orrore meno convenzionale contaminato di commedia.
E voi? Avete visto Finché morte non ci separi in una delle anteprime che abbiamo segnalato? Che ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!