La storia di Flow è apparentemente semplice: un gruppo di animali alla deriva su una barca cerca di sopravvivere. Ma l’estetica unica e l’atmosfera intensa creata da Gints Zilbalodis trasformano questa premessa in un’esperienza visiva e emotiva indimenticabile, che va ben oltre i confini dei cartoni animati tradizionali.
Mentre film d’animazione come L’era glaciale, Madagascar o Zootropolis hanno popolato i nostri schermi con animali antropomorfi, colorati e parlanti, Flow sceglie una strada opposta. I suoi protagonisti non sono creature adorabili e stilizzate, ma animali veri e propri, con le loro caratteristiche fisiche e comportamentali. Non ci sono occhi dolci e espressivi, né dialoghi umani. I versi, i gesti, i movimenti sono tutti ispirati alla realtà animale. Zilbalodis ci invita a guardare questi esseri non attraverso un filtro umano, ma con uno sguardo più autentico e rispettoso come fossimo davanti ad un documentario naturalistico.
Mentre Zilbalodis si impegna a conferire alle sue creature una fisicità vera, rifiuta il fotorealismo tipico dei remake Disney come Il Re Leone. Opta invece per uno stile di pittura digitale che si avvicina all’astratto, creando un capolavoro visivo di rara bellezza. Ogni pelo, piuma o squama non è riprodotto con l’intento di stupire. Gli animali di Zilbalodis sono composti da macchie di colore che mutano al variare della luce e dell’ombra, ancorandoli saldamente a un mondo incerto, meraviglioso, pericoloso e abitato solo dagli animali. La musica, composta da Gints Zilbalodis e Rihards Zaļupe, svolge un ruolo importante durante la narrazione, in assenza di dialoghi. Utilizza arie elettroniche che planano sull’atmosfera acquatica del viaggio, combinate con suoni naturali. Ottoni e marimba scandiscono la trama, mentre le percussioni intervengono a evidenziare i momenti di pericolo.
Questo affascinante film, candidato lettone all’Oscar per il miglior film internazionale, ci introduce in un mondo in cui gli esseri umani sembrano essere scomparsi, l’arrivo di un’inondazione costringe un gatto domestico a mettersi in salvo su una barca, insieme a un variopinto gruppo di animali: un capibara sonnolento, un lemure loquace, con un’irresistibile passione per le cianfrusaglie luccicanti, una maestosa gru che prende con disinvoltura il comando del timone, mentre un Golden Retriever scodinzolante salta a bordo, pronto a fare nuove amicizie. Tra paesaggi di abbacinante bellezza e pericoli imprevisti, il viaggio farà capire a tutti che l’unione è la loro vera forza.
C’è un’eleganza innegabile nel vedere questi improbabili compagni avvicinarsi con cauta curiosità. Zilbalodis, con la sua abilità nel rendere reali le emozioni più profonde, non tradisce le aspettative. I momenti di crescita sono accompagnati da divertenti scontri di personalità: il lemure depone con cura i suoi tesori sul sedile della barca, ma il gatto, con la sua innata disinvoltura, li fa accidentalmente cadere, suscitando le ire del primo. Eppure, quando si presentano momenti di difficoltà, come l’avvistamento di un predatore o un ostacolo sul loro cammino, gli animali dimostrano una sorprendente capacità di collaborare, imparando a fidarsi gli uni degli altri.
Visivamente, il film è una vera delizia. Zilbalodis dipinge un mondo devastato, ma che pulsa di una vita tenace, di una speranza e un’armonia conquistate a fatica. È commovente vedere creature, spesso nemiche naturali, unite non solo da un obiettivo comune, ma da un profondo legame. E poiché Zilbalodis rifiuta i cliché tipici dei film d’animazione, sia nell’aspetto che nel comportamento degli animali, Flow ha una freschezza e una spontaneità emozionanti, come se qualsiasi cosa potesse accadere. E ciò che accade, alla fine, emoziona.
Flow – Un mondo da salvare è un’avventura animata poetica e avvincente che sfida le convenzioni, sorprendendo il pubblico anche più esigente. Un film unico nel suo genere, capace di lasciare il segno. La sua originalità lo rende un serio candidato all’Oscar, insieme ad altri titoli validissimi come Il Robot Selvaggio e Inside Out 2.