HOTEL GAGARIN | La nostra recensione della commedia di Simone Spada

Di Giacomo Sauro

Esiste qualcosa di più italiano di un personaggio equivoco che cerca di mettere su un finto progetto (un film da girare in Armenia) per lucrare dei fondi europei e scappare appena possibile con i soldi? Probabilmente no, e infatti questo è l’incipit di Hotel Gagarin, film italiano e opera prima del regista Simone Spada.

Perché i finanziamenti vengano sbloccati, e il piano vada in porto, servono solo una manciata di foto. Il truffaldino improvvisatosi produttore (Tommaso Ragno) raduna quindi cinque semidisperati da spedire nell’ex repubblica sovietica. Quattro dei prescelti sono ignari di tutto e credono davvero di dover realizzare il film: Elio, elettricista sempliciotto (Claudio Amendola); Sergio, fotografo indebitato (Luca Argentero); Nicola, professore di liceo e autore della sceneggiatura (Giuseppe Battiston); Patrizia, prostituta romana (Silvia D’Amico). La talpa del gruppo è invece Valeria, donna sola dai contorni vaghi (Barbora Bobulova). Poco dopo che il gruppo è giunto sul posto iniziano a soffiare venti di guerra con l’Azerbaigian; i protagonisti sono bloccati in Armenia, talpa compresa, mentre il produttore fa perdere le sue tracce. Nel frattempo però il film ha già preso una piega molto poco italiana (Stanis fa ancora scuola) che sarà portata avanti fino alla fine.

Italiano o no, il film ha evidenti difetti: la sceneggiatura è buonista e vagamente paternalista, i personaggi sono piatti e i dialoghi poco ispirati.

Si deve però aggiungere che è un film coraggioso, e non solo perché mostra un’ora e mezza di colbacchi mentre fuori si va ormai al mare. Le facce e i paesaggi dell’Armenia, restituiti con un filo di poesia di troppo, sono inusuali sugli schermi italiani ma benvenuti. Le ambientazioni, a partire dall’hotel del titolo che è un Overlook in cui il bene ha vinto sul male, sono bellissime e bene accompagnate da una colonna sonora notevole. Gli attori, molto bravi, sono solo limitati dalla scrittura.

Non si capisce bene se Spada vuole celebrare il cinema o la vita, o il cinema e quindi la vita, ma il messaggio di fondo, per quanto banalotto, è sempre valido: non smettete mai di sognare, perché, sebbene ce lo scordiamo puntualmente, tutto è possibile.

Non alzatevi ai titoli di coda.

SINOSSI Cinque italiani squattrinati e in cerca di successo vengono convinti da un sedicente produttore a girare un film in Armenia. Appena arrivati all’hotel Gagarin, un albergo isolato nei boschi e circondato soltanto da neve, scoppia una guerra e il produttore sparisce con i soldi. I loro sogni vengono infranti, ma nonostante tutto la troupe trova il modo di trasformare questa esperienza spiacevole in un’occasione indimenticabile, che farà ritrovare loro la spensieratezza e la felicità perdute.

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