JOKER: FOLIE À DEUX | Recensione del film di Todd Phillips

Il progetto Joker nasce nel 2016 quando Todd Phillips propose alla Warner Bros. di produrre un film DC standalone a basso budget, discostandosi nettamente dall’approccio commerciale dei concorrenti. L’ambizioso piano prevedeva una rivisitazione delle origini di Joker, uno dei villain più celebri dei fumetti.

Grazie a un tocco autoriale, un minimo di contesto fumettistico e una performance monumentale di Joaquin Phoenix, la pellicola di Phillips diventò un instant cult, acclamato da pubblico e critica. Gli incassi superarono di gran lunga le aspettative più rosee, e quello che doveva essere un film autonomo si trasformò rapidamente in un franchise. Con un budget più che triplicato e Phoenix convinto a tornare a suon di milioni, affiancato dalla pop-star Lady Gaga, il 2 ottobre è uscito nelle sale italiane il sequel Joker: Folie à Deux.

La trama si ricollega direttamente al finale del primo film, smentendo la teoria secondo cui tutto quello che era accaduto in precedenza fosse frutto della mente disturbata di Arthur. Joker è ora detenuto all’Arkham State Hospital, in attesa del processo per i cinque omicidi commessi (il sesto non è stato confessato). Mentre il suo avvocato invoca l’attenuante dell’infermità mentale, il vice procuratore distrettuale Harvey Dent chiede la pena di morte. Intanto, in carcere Arthur subisce gli scherni delle guardie ma allo stesso tempo incontra Lee, la donna che si trasformerà in Harley Quinn e di cui si innamorerà perdutamente. Questa storia d’amore lo salverà o lo condannerà definitivamente?

Alla fine della proiezione ci siamo chiesti se questo sequel fosse davvero necessario. La risposta, purtroppo, è negativa. Questo seguito mina il fascino del primo capitolo, dove aleggiava il dubbio sulla realtà o meno degli eventi. La sceneggiatura, scritta a quattro mani da Phillips e Silver, stravolge nuovamente le carte in tavola, risulta confusa e contraddittoria, offrendo una visione distorta e poco convincente dell’universo narrativo. I due autori creano un non-musical che mescola diversi generi. Il peso della pellicola è ancora una volta sulle spalle di Arthur e del suo alter ego. L’analisi della doppia personalità del protagonista e l’uso distorto delle canzoni sono indubbiamente interessanti, ma la messa in scena lascia più di un dubbio. Le parti cantate interrompono spesso il flusso narrativo e il personaggio di Harley Quinn, molto rivisitato rispetto a quello dei fumetti, funge solamente da catalizzatore delle emozioni di Arthur e risulta dimenticabile.

Insomma, se il primo atto, grazie allo stile inconfondibile del film originale, ci ha convinto, la seconda parte, eccessivamente ripetitiva, ha smorzato l’entusiasmo iniziale. Il finale, in particolare, ci è sembrato frettoloso e poco incisivo, in netto contrasto con le premesse e – siamo sicuri – con le intenzioni del regista. In conclusione, Joker: Folie à Deux è un sequel (non necessario) che dividerà il pubblico, un esperimento certamente ambizioso che non raggiunge minimamente le vette del primo capitolo.

(Joker: Folie à Deux di Todd Philips. 2024, drammatico, USA, 138′)

Autore dell'articolo: moviedigger