La Redazione
La profezia dell’armadillo di Emanuele Scaringi
La trasposizione cinematografica del vendutissimo fumetto d’esordio di Zerocalcare, diretta da Emanuele Scaringi e interpretata da Simone Liberati (Zero), Pietro Castellitto (Secco) e Valerio Aprea (Armadillo), non riesce a convincere fino in fondo, sebbene non sia tutto da buttare.
Difficile innanzitutto non fare un continuo paragone con le tavole dell’autore di Rebibbia (toponimo ormai noto a tutti), dal momento che il film di Scaringi ripropone piuttosto fedelmente il canovaccio del libro, e che quando se ne discosta usa perlopiù scene e personaggi del microcosmo calcariano.
La storia e i personaggi sono infatti promossi, a partire dalla trovata, in fondo originale, di vestire l’inconfondibile voce di Aprea con un ingombrante costume giallognolo: un armadillo da telefilm anni ’80. La versione cinematografica di Zero è un filo meno introversa di come appare nel fumetto, molto più fisicata, ma comunque bene interpretata da Liberati, che dà il meglio in coppia con uno strepitoso Castellitto junior. Meno brillanti invece le scene con la madre, Laura Morante; peccato non avere la possibilità di vederla nei panni di Lady Cocca. Ci sono poi brevi apparizioni di Claudia Pandolfi, Kasia Smutniak, Adriano Panatta e Vincent Candela.
Il rimbalzare continuo tra presente e passato di Zero non è fluido come si vorrebbe (malgrado alcune trovate interessanti, nel complesso di una regia non anonima), ma soprattutto è penalizzato dai flashback, la cui scrittura e la recitazione dei bambini protagonisti sono degni di una prima serata su Canale 5. In generale manca brillantezza e autoironia, due caratteristiche chiave del fumetto. Ne esce fuori una versione annacquata di Zerocalcare, a partire dalla casa, vero habitat primario del protagonista. Annacquate, e più pesanti dell’atteso, sono anche le sue tirate, specialmente quelle verso il tredicenne a cui fa ripetizioni di tutto.
La Profezia di Scaringi è piacevole, ma piatta. Non c’è abbastanza Zerocalcare, ecco il suo maggior difetto. Non sarà infatti un caso se, sebbene il suo nome appaia tra gli sceneggiatori (insieme a Valerio Mastandrea e Johnny Palomba, tra l’altro), il suo coinvolgimento nel progetto sia venuto meno ormai parecchi mesi fa. Per averne una prova basta guardare le incomprensibili sequenze animate in apertura e chiusura.