Ingrid ha paura della morte, tanto da scrivere un libro a riguardo, nel tentativo di esorcizzarla. Martha la morte l’ha sfiorata diverse volte, l’ha fotografata e l’ha raccontata durante la sua carriera da reporter di guerra.
Ingrid e Martha, amiche in gioventù, si ritrovano dopo un lungo periodo di lontananza. A farle riavvicinare è la notizia che Martha ha un tumore e sta provando una cura sperimentale in una clinica di New York. Ingrid, appena tornata in città, va a trovarla e riallaccia quel rapporto che si era perso nel tempo. Le due amiche condividono ricordi comuni ed esperienze passate rinsaldando velocemente il loro rapporto.
La cura sperimentale di Martha però non funziona e lei non sopporta l’idea di morire attaccata a un tubo in un letto d’ospedale. La decisione è presa: Martha vuole beffare la morte, vuole controllarla, vuole stabilire lei data, luogo e modalità in cui avverrà: entro un mese, prima che la malattia la consumi completamente, in una casa nel bosco fuori città, grazie a una pillola trovata nel dark web.
Per farlo ha bisogno della presenza della sua amica: presenza morale, per sostenerla e supportarla, presenza fisica, nella stanza accanto, quando Martha deciderà di morire.
La stanza accanto, tratto dal romanzo What Are You Going Through di Sigrid Nunez, è il primo film di Pedro Almodovar in lingua inglese ed è anche il film che gli è valso il Leone d’Oro all’81 Festival del cinema di Venezia.
I 18 minuti di applausi che hanno accolto gli attori e il regista dopo la proiezione al Lido sono sintomo di un’urgenza che è stata soddisfatta: parlare di morte in modo alternativo.
Il fine vita è sempre un concetto doloroso, per lo più drammatico, spesso straziante. Almodovar, con due attrici sublimi e mai così azzeccate come Tilda Swinton e Julianne Moore, riesce a raccontare la morte in modo sereno e rasserenante. Il dolore è presente e costante ma vissuto con la consapevolezza che è il male minore. La fase di accettazione della morte spetta più a chi rimane ma solo così ci si avvicina alla vita.
L’amicizia è l’altro tema dominante: qualcuno in questo caso parlerebbe di sorellanza, altri di forma di amore. Secondo me qui siamo a metà strada tra i due, in perfetto equilibrio tra l’amore fraterno e quello sentimentale, e forse proprio per questo rappresentato come la forma d’amore più pura e assoluta tra tutte.
A differenza dello stereotipo sul cinema almodovariano, colorato, sguaiato, eccentrico, qui lo scenario naturalistico potente e immersivo, le linee pulite delle architetture, i colori primari puri e accentuati, sussurrano in ogni sua forma sobrietà ed eleganza.
Nonostante certi dialoghi un po’ stranianti che sembrano dover infilarsi nel film a forza per raccontare i pezzi mancanti che servono allo spettatore per completare il quadro, La stanza accanto è il film di cui sentivamo il bisogno.