Le strategie degli studi cinematografici ai tempi del Covid

Con Wonder Woman 1984, la Warner Bros. sta vivendo un deja-vu. Ancora una volta, come è succeso pochi mesi fa per Tenet, il film ha un valore simbolico molto più alto dei 200 milioni di dollari che è costato. La decisione da prendere è sempre la stessa: uscire al cinema, aspettare tempi migliori o approfittare del boom dello streaming da casa.

La scelta della Warner non farà altro che velocizzare o rallentare un processo iniziato da tempo, sia che mantenga l’uscita a Natale (molto improbabile), sia che renda disponibile la pellicola su HBO Max o che faccia slittare la data del film all’estate 2021. In questo momento l’unica certezza è che senza i grandi film e con la seconda ondata di Covid-19, le sale cinematografiche devono affrontare una crisi senza precedenti e purtroppo non tutte riusciranno a sopravvivere.

Negli anni precedenti alla pandemia la maggior parte degli studi cinematografici aveva un modello di business, sulla gestione delle uscite dei film, molto simile. Oggi il rapporto di forza tra le major e gli esercenti si è ribaltato e ogni studio sta percorrendo strade diverse.

Alcuni di loro hanno scelto di esplorare il mercato premium on-demand (PVOD) rendendo disponibili i film su tutte le piattaforme ad un prezzo fisso, altri, come Sony e Paramount, hanno deciso di vendere alcuni importanti titoli ai colossi dello streaming, come Netflix, Apple e Amazon, per coprire immediatamente i costi e realizzare un piccolo profitto.

Ora vediamo come si stanno comportando i tre studi cinematografici più importanti (Warner Bros., Disney e Universal) in questa situazione di incertezza e confusione.

Disney

Il 2019 è stato l’anno dei record per la Casa di Topolino: ha registrato incassi incredibili al botteghino e ha lanciato con successo Disney+, la piattaforma di streaming che in meno di un anno ha raggiunto oltre 70 milioni di abbonati. Questo risultato ha permesso alla Disney di contenere le perdite che ammontano a miliardi (soprattutto a causa della chiusura dei parchi a tema). Rilasciando due delle sue principali uscite del 2020 in esclusiva su Disney + (Mulan a pagamento e Soul incluso nell’abbonamento), la major ha dimostrato che la visione da casa è un’alternativa più che valida.

L’azienda ovviamente ha ribadito che i grandi franchise di successo come i cinecomic Marvel o i film di Star Wars continueranno ad avere una distribuzione cinematografica internazionale. Per questo motivo la Disney ha modificato l’intero calendario delle prossime uscite (Black Widow, Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings e Gli Eterni) facendole slittare al 2021 per garantire una release in sala.

Universal

La Universal è stata il primo studio nell’era Covid a rilasciare i suoi film (L’uomo invisibile e Trolls World Tour) in PVOD causando la reazione della AMC, la più grossa catena cinematografica americana, che ha annunciato che non avrebbe più programmato titoli Universal nelle sue sale. Alla fine il buon senso degli affari ha prevalso: la major e AMC hanno raggiunto un accordo vantaggioso per entrambe (film in sala, dopo 3 settimane uscita in PVOD con una quota delle entrate alla catena). Questo contratto ha permesso a Jeff Shell, CEO di NBC Universal, di puntare forte sullo streaming incrementando l’uscita sul piccolo schermo di altri importanti lungometraggi (Freaky, Croods 2).

Inoltre la Universal sta attuando una seconda strategia: il film Notizie dal Mondo, western diretto da Paul Greengrass con Tom Hanks, uscirà regolarmente nei cinema americani a Natale mentre nel resto del mondo arriverà direttamente in streaming su Netflix, che ha acquistato i diritti internazionali di distribuzione.

Insomma la Universal è quella che sembra avere le idee più chiare.

Warner Bros.

Come abbiamo detto la Warner ricopre un ruolo chiave per il futuro del e dei cinema. Rispetto agli altri studi è in grave ritardo nello streaming, con la piattaforma HBO Max che ancora non decolla (meno di 10 milioni di abbonati).

Il vecchio modello di distribuzione pre-pandemia è l’unico in grado di sostenere l’uscita di film ad altissimo budget come quelli di Christopher Nolan e dell’universo DC. Se con Wonder Woman 1984 la Warner si aspettava di superare il miliardo di dollari, visti gli incassi del primo film, in questo difficile momento storico sarebbe già un successo andare in pari.

Alla Warner restano tre opzioni: far uscire la pellicola il prossimo 25 dicembre in tutti i cinema aperti e approfittare delle vacanze natalizie e della mancanza di concorrenza. Oppure, fare la stessa cosa (mantendo i costi di distribuzione e marketing) e allo stesso tempo rendere disponibile il film in PVOD o in streaming su HBO Max. O ancora, rimandare il film all’estate 2021 e sperare che il pubblico torni al cinema.

Sebbene il nuovo CEO di WarnerMedia Jason Kilar sia a capo di una delle aziende leader nel settore dell’intrattenimento, la divisione cinematografica sembra affrontare una sorta di crisi di identità (cinema o streaming, streaming o cinema, questo è il problema).

La crisi del settore ha aperto profondi cambiamenti e nuove opportunità. Il coronavirus ha solo accelerato la transizione dal grande al piccolo schermo (ovviamente la questione è molto più complessa). Però la domanda che ci dobbiamo porre è un’altra: dopo la pandemia cosa ne sarà dei cinema?

Le variabili sono tantissime e non siamo in grado di fare previsioni. Abbiamo sempre creduto che mai e poi mai i cinema potessero sparire ma oggi non ne siamo più tanto sicuri.