Un’esordio alla regia decisamente ambizioso, quello di Casey Affleck. Nove anni dopo il mockumentary Joaquin Phoenix – Io sono qui!, l’attore premio Oscar per Manchester by the Sea si piazza dietro la macchina da presa per Light of My Life, interessante tentativo di aggiornare il filone post-apocalittico che tanto va di moda negli ultimi anni.
In un futuro non meglio definito una strana malattia ha decimato la popolazione femminile. Un padre e la sua figlia di undici anni si trascinano tra boschi e case disabitate per tenere la bambina al riparo dalle bande di uomini allo sbando.
C’è un grande riferimento dietro a Light of My Life: The Road, di Cormac McCarthy, e la sua versione cinematografica firmata John Hillcoat. Affleck si è ispirato alla distopia più cerebrale e meno d’azione di cui il romanzo premio Pulitzer è uno dei migliori esempi.
Se lì il padre cercava la salvezza verso il caldo del sud per il figlio, qui la meta è il nord e il freddo, lontano dagli uomini. La sparizione delle donne porta con sé anche i bambini, come in I figli degli uomini di Alfonso Cuarón, e lascia intendere un mondo pronto a divorare se stesso. Rimangono dei brandelli di umanità nelle città e in un sistema di distribuzione delle risorse con tessere annonarie, come in guerra.
Gli uomini, però, o forse è meglio dire i maschi, sono pronti a lottare per la possibilità di una donna, ridotti a uno stato primordiale di istinto e desiderio.
Casey Affleck scrive, dirige e interpreta un wester post-apocalittico che non vuole essere d’azione, ma di riflessione. L’intenzione è chiara dal primo piano sequenza, in cui il padre racconta alla bambina una favola inventata su una volpe e l’Arca di Noè, e si manifesta completamente quando i due parlano della differenza tra etica e morale.
La sceneggiatura prende molti dei temi classici del mito statunitense della natura come luogo di salvezza. Ci sono elementi filosofici, qua e là, e sprazzi di religiosità cristiana sul destino.
Light of My Life è un esordio riuscito, ben scritto e diretto, e interpretato alla grande da Affleck, che riesce a essere introspettivo, come al solito, ma presente con il fisico nella sua proiezione costante verso la figlia. Se vi aspettate azione alla The Walking Dead, non è il film per voi.
Avete visto Light of My Life? Magari all’anteprima di Alice nella città? Vi è piaciuto? Fatecelo sapere nei commenti!