made in italy

MADE IN ITALY – La recensione del terzo film di Luciano Ligabue

Di Manuela Saraceno

Non è facile essere imparziali quando il regista del film che si recensisce è anche uno dei cantanti che hanno segnato profondamente gli anni del tuo liceo (e non solo quelli), in realtà “è uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare”.
A 16 anni dall’uscita dell’ultimo film “Da zero a dieci” e a 20 dal primo “Radiofreccia”, dopo un anno un po’ “sfigato”, caratterizzato da concerti annullati, un’operazione alle corde vocali e un ginocchio ko, ecco che il Liga risorge dalle proprie ceneri come una fenice e torna al cinema con la sua ultima fatica “Made in Italy” tratto dall’omonimo concept album uscito il 18/11/2016.
Il film, distribuito in ben 400 copie, racconta la storia di Riko e Sara, una coppia consolidata e non più giovanissima che vive nella provincia emiliana (tanto cara al regista).

Riko (Stefano Accorsi) aspetta da tempo un cambiamento, e nell’attesa, per paura di esserne il fautore, si ritrova intrappolato in un equilibrio fatto di poche certezze: il salumificio in cui insacca mortadelle da oltre trent’anni, Sara (Kasia Smutniak) sua moglie forse da troppo, il figlio Pietro, gli amici di sempre e gli “intoccabili” venerdì sera da passare in compagnia di Carnevale (l’amico artista con il vizietto del gioco). Nel momento in cui questo fragile equilibrio si spezza, Riko perde totalmente il controllo della propria vita e solo dopo aver toccato il fondo riesce a “cambiare lo sguardo sulle cose”.

Anche questa volta, pur se involontariamente, il rocker di Correggio dirige una pellicola generazionale, più di qualcuno, infatti, riconoscerà nella trama del film qualcosa del proprio vissuto.
“Made in Italy” è, come ha dichiarato lo stesso cantautore “un film sentimentale” ma non melenso, e rappresenta una vera e propria dichiarazione d’amore verso questo paese costantemente bistrattato, che nonostante tutto continua a essere il più bello e invidiato al mondo.

Peccato per la scena iniziale che resta per la sottoscritta incomprensibile e per la prima parte del film che stenta a decollare.
Decisamente meglio la seconda in cui Ligabue riesce, finalmente, a far venir fuori i punti di forza, le debolezze, i sentimenti, le emozioni e gli stati d’animo che caratterizzano Riko, Sara e gli altri personaggi.
Sul finale una bella citazione di Cesare Pavese

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via.

Video della domanda (sul finale del film) rivolta al regista Luciano Ligabue durante l’anteprima stampa.

!!!ALLERTA SPOILER!!!