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MARIA | Recensione del film di Pablo Larraín con Angelina Jolie

Classificazione: 4 su 5.

Dopo aver raccontato la vita di Jackie Kennedy e Diana Spencer, Pablo Larraín porta sul grande schermo la complessa personalità di Maria Callas chiamandola semplicemente Maria. Con la sua consueta eleganza nel delineare l’anima di figure così iconiche, in modo intenso e visivamente suggestivo, il regista cileno ci invita a un nuovo viaggio nella tumultuosa, intensa e tragica vita di una donna che ha segnato la storia della musica lirica.

Il film, scritto da Steven Knight, conclude la trilogia di Larraín sulle donne potenti e tormentate del XX secolo. Tuttavia, se Jackie era giocosa e feroce, Maria è più vicina a Spencer risultando più malinconica e arrendevole. La pellicola è incentrata sul culto della diva: la Callas è sempre in ritardo, ma il pianista la rassicura: “Sei Maria Callas, non sei mai in ritardo.” In questo biopic è presente soprattutto la dimensione privata della Divina, mostrandoci una donna ossessionata dal successo e condannata alla solitudine. La relazione con Aristotele Onassis è un fantasma che continua a perseguitarla, mentre l’opera lirica rimane l’unico vero rifugio. La scelta di focalizzarsi sugli ultimi attimi di vita della Callas permette di esplorare la complessità di una figura che continua ancora oggi ad affascinare il grande pubblico.

Sono gli anni ’70 e in Maria Larraín immagina proprio gli ultimi giorni di vita della Callas. La Divina, che ormai si è ritirata dai palcoscenici da tempo, concede un’ultima illusoria intervista. Cammina nervosamente per il suo appartamento parigino, dando da mangiare ai cani, cantando per la domestica mentre è indaffarata in cucina, rimproverando il maggiordomo che non riesce a trovare la giusta posizione per il pianoforte a coda e ingoiando pillole come fossero caramelle. Quando il giornalista accende il registratore inizia un viaggio onirico, commovente e nostalgico nel suo passato.

Dagli abissi dei sobborghi di un’Atene occupata dai nazisti alle scintillanti sale da concerto internazionali, passando per la tormentata relazione con Aristotele Onassis e incontri con le figure più importanti del suo tempo, la vita della Callas è stata un’opera lirica a sé. Pablo Larraín, tuttavia, sceglie di concentrarsi sugli ultimissimi giorni della Divina, mostrandoci un’Angelina Jolie dalla dignità rigida, una leonessa in gabbia ferita nell’orgoglio che non riconosce più il timbro della sua voce, sogna ad occhi aperti e si accontenta di essere adulata dagli amorevoli domestici interpretati con grande umanità da Pierfrancesco Favino e da Alba Rohrwacher.

Larraín, come nei suoi precedenti lavori, crea un film che parla tanto del personaggio quanto dell’interprete. Jolie, un tempo stella indiscussa di Hollywood, viene presentata come un dipinto prezioso e fragile da esibire in pubblico solo nelle occasioni speciali. L’impegno profuso nell’apprendere le arie e nel simulare il canto è davvero ammirevole, ma questo è soprattutto un confronto tra due dive, un parallelismo ipnotico in cui ci si perde volentieri. Jolie offre un’interpretazione incredibile che potrebbe valerle il secondo Oscar.

Maria Callas, con la sua maestosità ci conduce attraverso la sua vita, che l’ha portata a un triste e solitario destino, in cui l’Opera è stata la sua unica compagna, la sua unica ragione di esistere. Il ricordo di un amore passato, mai del tutto sopito, per Onassis, l’incontro commovente con la sorella maggiore e soprattutto la solitudine nell’appartamento parigino, dove vaga smarrita scrivendo mentalmente la sua autobiografia, ci restituiscono un ritratto intimo e toccante di una delle più grandi voci del secolo scorso.

Come ogni grande opera che parla di decadenza e morte, Maria rischia di essere eccessivamente melodrammatico. Ma è proprio questa intensità che ci cattura e ci coinvolge completamente. Il binomio che si crea tra la voce della Callas e la bellezza della Jolie rivela la sua profonda sofferenza che si manifesta con estrema dignità. Alla fine ciò che resta è un omaggio rispettoso, quasi affettuoso, e un ritratto indimenticabile della più grande cantante lirica mai esistita.

Il film verrà distribuito al cinema da 01 Distribution il 1º gennaio 2025.

(Maria di Pablo Larraín. 2024, biopic, 124′, 01 Distribution)