Tra i grandi set cinematografici della Hollywood anni ’80 e colpi di scena sanguinosi, MaXXXine cala il sipario sulla trilogia horror di Ti West, nata dall’acclamato X: A Sexy Horror Story e arricchita dal sorprendente prequel Pearl. A distanza di due anni, Mia Goth torna a vestire i panni dell’iconica Maxine Minx, accompagnandola in un epilogo che, pur tra luci e ombre, lascia un segno indelebile nella storia.
Los Angeles, anni ’80. Maxine, unica sopravvissuta al massacro di “X”, insegue il sogno del successo con la tenacia che l’ha sempre contraddistinta, brandendo come un mantra il suo motto: “I will not accept a life I do not deserve (Non accetterò una vita che non merito)”. Sfoderando il suo fascino magnetico e la sua ambizione sfrenata, Maxine si fa strada nel mondo del cinema porno, fino a conquistare il ruolo tanto desiderato in un vero film, il kolossal “The Puritan II”. Ma la sua scalata verso la celebrità coincide con l’ombra inquietante del Night Stalker, il famigerato serial killer (realmente esistito) che terrorizza la città degli angeli. Imperterrita, Maxine prosegue il suo cammino verso la celebrità, incurante dei pericoli.
Le elevate aspettative suscitate dai precedenti capitoli della trilogia hanno inevitabilmente influenzato la nostra percezione di MaXXXine. I primi due film avevano infatti dimostrato la capacità di Ti West di coniugare l’horror con una cura maniacale per i dettagli tecnici e narrativi, offrendo un’esperienza cinematografica di grande impatto. Purtroppo, quest’ultimo capitolo non è riuscito a eguagliare pienamente i suoi predecessori. Entrati in sala con grandi aspettative, ne siamo usciti un po’ perplessi. Nonostante un’evidente crescita a livello produttivo e di cast, “MaXXXine” sembra non sfruttare appieno le solide basi gettate dai film precedenti, lasciando un senso di incompletezza.
Nonostante un evidente salto di qualità a livello produttivo e un cast stellare che vanta nomi come Kevin Bacon, Elizabeth Debicki e Giancarlo Esposito, MaXXXine non sembra sfruttare appieno le solide basi gettate dai film precedenti. La prima parte, seppur caratterizzata da un ritmo lento e ragionato, ci immerge nuovamente nel cinico mondo dell’industria cinematografica degli anni ’80, dove Maxine, interpretata da una radiosa Mia Goth, lotta per emergere. La sua storia si intreccia con l’evoluzione del cinema di quegli anni, omaggiando il genere horror con riferimenti a pellicole cult e all’avvento del VHS.
Tuttavia, è nella seconda parte che il film vacilla, rivelando una risoluzione che lascia l’amaro in bocca. Pur senza svelare troppi dettagli, possiamo affermare che MaXXXine si dimostra un capitolo conclusivo discreto, capace di regalare agli amanti del genere horror spunti interessanti e una discreta dose di originalità. Tuttavia, per chi, come noi, sperava nei fuochi d’artificio, il film potrebbe rivelarsi una cocente delusione.