Napoleon

NAPOLEON | Recensione del film di Ridley Scott

Con Napoleon, nelle sale italiane dal 23 novembre, Ridley Scott è riuscito dove Stanley Kubrick fallì, ovvero portare sul grande schermo la vita del condottiero francese Napoleone Bonaparte.

La sceneggiatura affidata a David Scarpa (Il gladiatore 2) racconta in modo totalmente distaccato la repentina ascesa e caduta dell’imperatore francese interpretato da Joaquin Phoenix. Il film ripercorre tutte le tappe più importanti della sua inarrestabile scalata al potere militare e politico attraverso la burrascosa relazione con Giuseppina (Vanessa Kirby).

Napoleon è a tutti gli effetti un biopic mascherato da kolossal che con tono grottesco descrive le tappe storiche che tutti conoscono immaginando il lato più intimo e vulnerabile dell’uomo Bonaparte. Lo sforzo produttivo messo in campo da Apple è notevole: la rappresentazione delle atrocità sui campi di battaglia e delle rivolte parigine si contrappone alla maestosità dei palazzi reali, al lusso degli arredi e allo sfarzo dei costumi dell’epoca. Messi insieme agli ottimi effetti visivi (non perfetti) e ad un sonoro di altissimo livello, fanno sì che dal punto di vista puramente tecnico ed estetico Napoleon sia promosso a pieni voti.

Peccato per tutto il resto. La sceneggiatura è poco ispirata, il montaggio è frenetico, il ritmo è altalenante, persino le interpretazioni sono sottotono. I 160 minuti passano lentamente e si va avanti per inerzia aspettando la prossima battaglia. Ed è proprio durante le sequenza di guerra che Napoleon dà il meglio di sé. Le scene sono dirette in modo chiaro e avvincente, con la giusta dose di brutalità. Mentre la cavalleria carica attraverso la pianura e la fanteria viene fatta a pezzi dalle bordate dei cannoni, il film ci ricorda che dietro alla macchina da presa c’è un grande regista. A rendere le immagini ancora più d’effetto ci pensa la fotografia nitida di Darius Wolski che prende ispirazione dai dipinti di fine ‘800: colori freddi e spenti sui campi di battaglia, caldi e accesi nelle sale di corte.

Purtroppo la parte più debole e noiosa del film è anche la più lunga ed è incentrata sul rapporto tra Napoleone e Giuseppina. È evidente come non sia scattata la giusta chimica tra Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby. Per una volta le loro interpretazioni non lasciano il segno. Durante i dialoghi anche le parole più appassionate risultano prive di sentimento. La situazione non migliora sotto le lenzuola dove si percepisce un certo imbarazzo. Il loro legame indissolubile è un inutile passatempo tra una battaglia e l’altra. Non si percepisce quell’amore viscerale che lui esterna a parole nelle sue lettere. Questa percezione è accentuata da una Giuseppina debole e insignificante che, rassegnata, va incontro al suo triste destino di consorte ripudiata perché incapace di generare un erede maschio.

Ridley Scott mette in scena un Napoleone Bonaparte schiavo dei suoi vizi. È un mammone, è un goffo amante, è un sempliciotto, è un arrivista, è un guerrafondaio. Insomma è il tiranno che ha sacrificato tre milioni di francesi per la vana gloria personale. Quello a cui si assiste in Napoleon è chiaramente il ritratto di una Francia ferita dalla rivoluzione dipinto da un artista inglese che si prende gioco dei suoi nemici. Tutto sommato la figura del fine stratega umiliato sul campo di battaglia – manco a dirlo – da un inglese, il Duca di Wellington, interpretato da un altezzoso Rupert Everett, calza a pennello e pone fine ad una satira esagerata che non tutti gli spettatori appassionati di storia apprezzeranno.

(Napoleon di Ridley Scott. 2023, biografico, 160′)