No Time To Die recensione

NO TIME TO DIE | Recensione dell’ultimo film di 007 con Daniel Craig

Daniel Craig saluta James Bond con No Time to Die, il suo quinto e ultimo film nei panni dell’agente segreto più famoso al mondo. Un film a lungo atteso, pronto per le sale da ormai due anni e tenuto fermo in attesa di tempi migliori.

Questa nuova avventura di 007 è senza dubbio destinata a entrare nella storia. Venticinquesimo titolo della saga, capitolo conclusivo per l’interprete più longevo e di maggior successo di tutti i tempi nei panni di Bond – parlano gli incassi –, No Time to Die conferma e probabilmente conclude l’approccio più seriale che dal 2006 di Casino Royale a oggi ha caratterizzato le missioni al servizio di Sua Maestà.

Un nuovo corso cinematografico che ha reso i titoli con Craig un’unica, lunga trama, a differenza della natura episodica dei film interpretati da Sean Connery, George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton e Pierce Brosnan.

In No Time to Die, James Bond si trova a fare i conti con il passato e con il futuro. Dopo essersi ritirato in Giamaica, 007 viene convinto a riprendere completi su misura e pistola dal suo amico Felix Leiter per andare alla ricerca di Waldo Obruchev, uno scienziato sequestrato dalla SPECTRE in possesso di una pericolosissima arma. La caccia all’uomo porta Bond a misurarsi con i segreti di Madeleine, la donna che amava, che torna nella sua vita dopo cinque anni unita da un misterioso legame con il pericoloso criminale Lyutsifer Safin.

Gli appassionati del personaggio creato da Ian Fleming troveranno in No Time to Die tutti i tratti che hanno reso uniche le sue avventure. Location esclusive, eleganza, battute sagaci, grandi sequenze d’azione e inseguimenti mozzafiato. 

Il regista Cary Joji Fukunaga ha preso il non semplice incarico di subentrare a Sam Mendes alla direzione e di rialzare le sorti della saga dopo il non troppo riuscito Spectre del 2015. Il James Bond del nuovo millennio è sempre stato sospeso tra una spinta innovativa e una più tradizionale i cui due punti più estremi sono forse rappresentati da Skyfall – probabilmente il titolo più apprezzato dai meno bondiani, e campione di incassi assoluto nella storia di 007 – e Spectre, più canonico e prevedibile.

No Time to Die rimane a metà tra i due poli del percorso, con il Bond di Craig meno cinico e glaciale rispetto alle primissime uscite. Anzi, in questo film numero venticinque prevale una certa emotività, una voglia e una tendenza a mostrare un lato intimo e fragile che mai era stato rivelato sul grande schermo. Cary Fukunaga ha le carte in regola per tenersi in equilibrio tra sentimento e azione: regista della prima stagione di culto di True Detective, ma anche di un Jane Eyre del 2011.

Oltre a sedersi dietro la macchina da presa ha contribuito alla scrittura della sceneggiatura insieme ai veterani della serie Neal Purvis e Robert Wade (al loro settimo Bond) e alla tanto anticipata Phoebe Waller-Bridge, drammaturga e attrice responsabile di una delle migliori serie degli ultimi anni, Fleabag.

Waller-Bridge sarebbe stata chiamata per togliere un po’ di patina maschilista da un personaggio ormai assolutamente impresentabile. 

Il risultato finale di No Time to Die è un film che riserva il giusto congedo a Daniel Craig e – probabilmente – a un certo modo di intendere la saga e James Bond. C’è una carica sentimentale che attraversa tutti i 163 minuti che a tratti stentano a risultare coesi e non ripetitivi

Più concentrati sugli aspetti privati di 007, Fukunaga e gli altri sceneggiatori sviluppano con minore efficacia il resto della trama. Anche i nuovi personaggi che vengono introdotti non riescono ad apportare il giusto carico di carisma. Il villain Safin interpretato da Rami Malek trasmette veramente poco, così come la nuova 007 al fianco di Bond di Lashana Lynch. Un vento di freschezza destinato purtroppo a durare poco lo porta Ana de Armas in un breve capitolo cubano del film, forse la sequenza in cui più si nota la penna di Waller-Bridge.

No Time to Die non è il miglior film di James Bond, ma rappresenta probabilmente il miglior saluto possibile a Daniel Craig. Con le nuove capienze previste per le sale ci aspettiamo grandi incassi che premieranno la scelta della Universal di resistere e non destinare il film allo streaming.

(No Time To Die, di Cary Fukunaga.  USA/Gran Bretagna – 2021, azione, thriller, 163′)