Alcuni film d’animazione targati Disney Pixar – come Wall-E, Inside Out e Up (i primi tre che ci sono venuti in mente) – hanno cambiato per sempre le regole del gioco e alzato di molto l’asticella. Dopo oltre 4 mesi di attesa arriva finalmente nei nostri cinema Onward – Oltre la magia, il ventiduesimo film dello studio di animazione. Leviamoci subito il dente: non è un capolavoro ma… non bisogna essere dei critici navigati per capire che ci troviamo davanti a un’autentica opera Pixar, una bellissima pellicola che suscita forti emozioni, piena di umorismo (quello intelligente) e di originalità creativa (sia nei disegni che nella scrittura) che non ci ha fatto pesare le due ore di durata e che si presta a una seconda visione più attenta per scovare tutti gli Easter eggs sparsi qua e là.
Continuando la tradizione dello studio di creare mondi fantastici – come Monstropolis, o la terra dei morti in Coco – Onward è ambientato a New Mushroomton: un ex regno di fantasia abitato da creature magiche e mitiche – elfi, centauri, fauni, unicorni – che hanno abbandonato da tempo la magia e abbracciato la tecnologia. Le fate non hanno più bisogno di volare, gli unicorni sono violenti tossici che rovistano nell’immondizia, ed è normale per tutti usare uno smartphone. È come se la Terra di Mezzo di tolkieniana memoria fosse diventata all’improvviso una comunissima cittadina americana con il suo tran tran quotidiano.
In questo mondo “non magico” vivono i due elfi protagonisti del film, i fratelli Ian e Barley Lightfoot: il primo (Holland, il Peter Parker blu dalle orecchie a punta) è un goffo liceale privo di fiducia in se stesso, il secondo (Chris Pratt) un poco di buono appassionato di magia e di giochi di ruolo (e che Ian trova imbarazzante). Sono l’uno l’opposto dell’altro (anche fisicamente); Ian cerca disperatamente di integrarsi con suoi compagni di classe, mentre Barley non curandosi di cosa pensa il prossimo desidera solo che torni un po’ di magia nel mondo. La cosa che accomuna i due è di non aver conosciuto loro padre che morì prima della nascita di Ian e quando Barley era ancora troppo piccolo. È proprio questo il motore dell’intero racconto; ai fratelli viene data un’opportunità incredibile: incontrarlo una prima e ultima volta e trascorrere un’intera giornata insieme a lui, grazie ai poteri combinati di un bastone magico e di una gemma.
Ovviamente, l’incantesimo non va come previsto, lasciando ai fratelli solo 24 ore di tempo per far tornare in vita il padre. Decisi a risolvere il loro errore, i due partono in missione “in sella” all’amato furgone di Barley, “Ginevra”, per trovare un’altra gemma e tentare nuovamente l’incantesimo. Questo è il pretesto che dà il via all’avventura, un road movie di formazione e crescita personale in cui gli ingredienti principali sono la comicità e l’azione. Il ritmo della narrazione è molto familiare, ricalca quello degli altri film Pixar degli ultimi anni: le scene più concitate si alternano a momenti strappalacrime alleggeriti da semplici battute e scene esilaranti che creano un mix quasi perfetto e irresistibile.
A nostro avviso è uno dei film più divertenti della Pixar (i bambini lo adoreranno). Una volta che il secondo tempo ha inizio, il film acquista un’energia incredibile, rendendo tutto più vivace e colorato. Nonostante il tono sembri scanzonato e leggero, è anche straordinariamente commovente e profondo – il tocco delicato di un piede che sfiora un altro, o la scena di danza che inizia in modo strampalato e finisce dolcemente. Anche la “morte” di un oggetto inanimato nella seconda metà ha un pathos inaspettato.
Il risultato è un film stravagante, autentico e divertente, capace di mixare al meglio le tante anime che lo contraddistinguono. E il fulcro della storia non riguarda esclusivamente i ragazzi: loro madre Laurel (Louis-Dreyfus) collabora con la feroce Manticora a cui Octavia Spencer presta la voce (una creatura mitologica spaventosa in parte leone-scorpione-pipistrello che gestisce un ristorante) per rintracciare i suoi figli, e ricopre un ruolo importantissimo (che mondo magico sarebbe senza un’eroina). Il regista Dan Scanlon se la cava egregiamente nel cucire il suo abito su misura utilizzando tutti gli elementi che hanno reso i cartoni Pixar indimenticabili e unici; niente a che vedere con il lavoro svolto diverso tempo fa in Monster University. Lo perdoniamo!
Il fantasy è sicuramente uno dei generi a cui la Pixar attinge a mani basse, ma lo fa con la consapevolezza di dover essere all’altezza dell’altissima aspettativa del pubblico. A volte è più facile cambiare che seguire la tradizione: una storia familiare tra padre e figlio alimentata dalla magia che alla fine diventa un tributo all’amore fraterno è qualcosa di già visto e sentito nell’industria cinematografica, ma in questo caso il pacchetto è confezionato in modo impeccabile. Anche se non apre nuovi orizzonti e ripercorre strade già battute, il film è un glorioso manifesto delle brillanti menti che lavorano alla Pixar. Come i più grandi eroi delle leggende del passato, Onward è puro di cuore, coraggioso e vero.