Oxygène

OXYGÈNE | La recensione del film sci-fi di Alexandre Aja

Concepito prima della pandemia, Oxygène, il nuovo film sci-fi di Netflix, attinge perfettamente alle ansie claustrofobiche che molti di noi hanno sofferto durante il lockdown stando chiusi a casa. Qui le cose sono ridotte all’osso: un solo interprete (Mélanie Laurent) ed un unico ambiente (una capsula criogenica).

Alexandre Aja ha sfruttato benissimo il talento dell’attrice che ci riporta alla memoria ogni volta che la vediamo Bastardi senza gloria. Il regista francese, che nei suoi precedenti lavori ci ha terrorizzato con Piranha e alligatori assassini (Crawl), questa volta mette alla prova le sue abilità da giovane cineasta con un film di fantascienza al cardiopalma ambientato in uno spazio davvero angusto. Superficialmente Oxygen potrebbe apparire come la versione 2.0 di Buried, il film con Ryan Reynolds intrappolato in una bara; in realtà, aiutato – lo ribadiamo – da un eccezionale Laurent, Oxygen è molto di più.

Una donna che conosciamo come Omicron 267 si sveglia in una camera criogenica ma non ricorda nulla: chi e dove sia, e come e perché sia finita lì. Le prime risposte iniziano ad arrivare grazie a MILO, il computer di bordo progettato per monitorare lo stato di salute del paziente.

A parte l’amnesia, il problema più grande di Elizabeth (Omicron 267) è che sta finendo l’ossigeno, che è al 35% e sta calando velocemente. Con le pochissime informazioni a disposizione inizia una corsa contro il tempo per la sopravvivenza; le domande giuste sono fondamentali per sbloccare le informazioni utili e i ricordi ai quali la protagonista dovrà aggrapparsi per conoscere se stessa e chiedere aiuto. Potrebbe sembrare noioso ascoltare il continuo botta e risposta tra lei e MILO (doppiato nella versione italiana dalla voce calda di Francesco Prando) ma ci sono dei momenti molto concitati, come la lotta contro un braccio meccanico, che aiutano a spezzare il ritmo del film.

Nella prima parte la sceneggiatura “vuota” di Aja e Christie LeBlanc aumenta la tensione e l’ansia nello spettatore; le battute tra Liz e MILO sono coinvolgenti e riescono a seconda della situazione a caratterizzare perfettamente la scena, il tutto amplificato dall’ambiente claustrofobico. Le inquadrature della capsula da diverse angolazioni danno un po’ di respiro ma sono alternate sapientemente con i primi piani del volto sofferente della Laurent che imprigionano di nuovo lo spettatore. I led luminosi degli schermi danno un tocco di vivacità alla scenografia che altrimenti risulterebbe troppo fredda e asettica. Ma il punto forte del film è la performance attoriale di Melanie che passa da uno stato psicofisico calmo e lucido ad uno confuso e disperato, rendendo credibile quella ginnastica mentale sotto pressione che le potrebbe salvare la vita.

Purtroppo quando alla fine si uniscono tutti i puntini, la presa del film sullo spettatore inizia a diminuire e svanisce del tutto quando prendono il sopravvento i grandi quesiti senza risposta sulla vita e sull’universo; e anche l’ambiente attorno cambia. Tuttavia, il risultato è al di sopra delle aspettative rispetto alle recenti delusioni che Netflix ci ha regalato (The Midnight Sky). Sicuramente possiamo considerarlo il film più avvincente e maturo di Aja fino ad oggi.

(Oxygène, di Alexandre Aja con Mélanie Laurent. Fantascienza, USA e Francia 2021, 101 min)

Oxygène è in streaming su Netflix