Pinocchio, il grande classico di Carlo Collodi, torna al cinema per incantare grandi e piccini in un nuovo adattamento firmato da Matteo Garrone. Il regista romano crea una favola ambientata in una Toscana feudale dove la vita è dura, la povertà e la fame sono reali e un giudice può condannare un ragazzo innocente. Eppure mette in scena qualcosa che solo la versione animata di Walt Disney del 1940 è riuscita a fare: dà al racconto un’anima con una carica emotiva universale.
Dopo “La vita è bella” ritroviamo il premio Oscar Roberto Benigni nei panni (molto convincenti) di un babbo, “Geppetto”, alle prese con i’-ssù’ figliolo “Pinocchio”, il bravissimo Federico Ielapi che ne combina di tutti i colori e che per impersonare il burattino ha dovuto sopportare 4 ore di trucco, tutti i giorni, per 3 mesi! D’altronde in questo film la CGI è utilizzata con il contagocce e in pochissime scene. Si è preferito realizzare un prodotto vecchio stile, artigianale, fatto di trucco e parrucco.
Per quanto riguarda la trama, nota ai più per il romanzo del 1883 e per la sua trasposizione sul grande schermo (basti pensare a “Le avventure di Pinocchio” di Luigi Comencini del 1972 o al più recente e meno fortunato “Pinocchio” di Roberto Benigni del 2002), Garrone è rimasto piuttosto fedele al testo anche se, con l’aiuto di Massimo Ceccherini, che oltre a interpretare la Volpe ha collaborato alla stesura della sceneggiatura, è riuscito a discostarsi un pò dalla fiaba.
Ritroviamo il Grillo (Davide Marotta, che in molti ricorderanno per lo spot degli anni ’90 “ciribiribì kodak”), Mangiafuoco ( il maestro Gigi Proietti), il Gatto (Rocco Papaleo), la Fatina (Alida Baldari Calabria), la Fata (Marine Vacth), la Lumaca (Maria Pia Timo), Mastro Ciliegia (Paolo Graziosi) e infine Lucignolo (Alessio Di Domenicantonio).
Ciò che colpisce del film, oltre alla bellezza delle immagini, dei colori e della luce (che ricordano i dipinti dei Macchiaioli), è l’innata capacità del cineasta romano di raccontare in modo accattivante una storia ricca di metafore e allegorie che va oltre la classicità e che sa coinvolgere lo spettatore di ogni età.