Red rappresenta un nuovo punto di partenza per la Pixar. A fare la differenza non è solo la scelta di proporre il film direttamente in streaming per gli abbonati di Disney +, come già sperimentato con Luca la scorsa estate. Il nuovo corso del cinema di animazione sembra andare sempre di più verso storie che toccano da vicino temi del mondo reale. La magia e la fantasia non mancano, ma hanno sempre di più una funzione diversa, metaforica.
Domee Shi, la regista e sceneggiatrice sino-canadese dietro a Red, ha inserito molti elementi personali nella storia. La protagonista è la tredicenne Mei, una normale adolescente della Toronto del 2002 alle prese con la devozione familiare, il suo gruppo di amiche e la passione per la boy band 4* Town.
Mei è una ragazzina esemplare: ottimi voti, sempre pronta ad aiutare nell’attività di famiglia, affidabile e gentile. Qualcosa cambia, però, quando una mattina si sveglia trasformata in un gigantesco panda rosso. Una metamorfosi che dipende dalle emozioni che prova: più sono forti e maggiori sono le possibilità che venga fuori il panda. Dietro sembra esserci una leggenda di famiglia trasformata in maledizione, ma Mei è risoluta a trovare un modo per usare il panda rosso a proprio vantaggio, sia con la famiglia che con il suo gruppo di amici.
Non è difficile vedere in Red una narrazione in forma di metafora delle trasformazioni dell’adolescenza. La regista Domee Shi nel 2018 aveva già vinto un Oscar con il suo primo cortometraggio animato, Bao, che trattava temi come la crescita e i cambiamenti della pubertà. Per il suo esordio nel lungometraggio, Shi ha preso gli stessi spunti di partenza e li ha elaborati in modo inedito.
Sono proprio gli elementi essenziali della trama di Red a segnare il nuovo percorso della Pixar. L’irruzione di argomenti come l’adolescenza e la crescita, così come l’ambientazione canadese, molto precisa e specifica, porta la realtà nell’animazione, sia nella forma che nella sostanza. Ci sono i cd, la musica immaginaria della boy band perfettamente calata nel contesto delle tendenze discografiche dei primi 2000. C’è un mondo pre-internet mobile, ma ci sono già i cellulari, ancora poco diffusi. C’è addirittura il Tamagotchi.
E c’è poi la trama, così agganciata a temi ordinari messi in moto con la chiave della fantasia. In fondo, Red ha più in comune con un film come Voglia di vincere che con gli altri titoli Disney. Nella pellicola del 1985 c’era un liceale piuttosto timido e insignificante (Michael J. Fox) che scopre di essere un licantropo e decide di utilizzare i suoi nuovi poteri per diventare la persona più popolare della scuola. Mei, in sostanza, fa la stessa cosa, ma al femminile, in uno sviluppo prevedibile e neanche troppo coinvolgente.
Red quindi è una commedia fantastica che porta i consueti temi proprio della Pixar in nuovi territori più ordinari e comuni. C’è sempre la famiglia, c’è sempre il coraggio e le difficoltà di un/una protagonista alle prese con qualcosa di straordinario, c’è sempre l’evoluzione finale verso una nuova consapevolezza. Ci sono, però, anche tanti elementi della vita normale. Si parla addirittura di cotte ormonali e di mestrazioni. Una vera rivoluzione.