Per la prima volta il noto regista di video musicali, Grant Singer, si siede dietro la macchina da presa di un lungometraggio. Reptile, disponibile da alcuni giorni su Netflix, è un classico thriller che vede Benicio Del Toro nei panni di un poliziotto alle prese con il brutale assassinio di una giovane agente immobiliare.
Come potete immaginare, il film si regge in piedi grazie alla presenza dell’attore portoricano a cui il regista costruisce attorno un mistero fatto di inganni e bugie. Il suo personaggio è caratterizzato da un’ambiguità affascinante che non lascia indifferente lo spettatore. Ci troviamo di fronte ad un detective esperto, ligio al dovere, che però ha lasciato il suo precedente incarico perché sospettato di aver coperto un collega corrotto. Questa informazione è molto importante perché mette in dubbio la professionalità e l’onestà del poliziotto ed influenzerà gioco forza il nostro giudizio. Il rapporto con i colleghi, con il partner alle prime armi, con la compagna e soprattutto con gli indagati mette completamente a nudo il detective umanizzandolo fin troppo, mettendo a rischio il suo lavoro e la sua stessa vita.
Tutta questa attenzione nel rendere credibile ed accattivante il protagonista è rivolta anche al brutale omicidio e alla minuziosa indagine che vaglia ogni possibile pista. L’intreccio che ne segue è abbastanza intrigante ed è evidente come il regista si sia ispirato ad alcune opere di David Fincher come Gone Girl e Zodiac. Purtroppo il nostro interesse ha cominciato a vacillare dopo la prima ora e mezza. Il finale non ci ha per niente soddisfatto. Le verità sull’omicidio passano inspiegabilmente in secondo piano per lasciare spazio ad una cospirazione abbastanza telefonata che si lega in modo grossolano al delitto.
Reptile non è certamente un brutto film, ma si lascia andare troppo presto. L’atmosfera che si respira è perfetta e la tensione sale nei momenti giusti, ma Singer non è Ficher e risulta evidente soprattutto nel finale. Comunque Benicio Del Toro è perfetto nel ruolo del poliziotto e dà spessore all’intero film, quanto basta per giustificarne la visione.