Nel 2022, il perturbante sorriso di Smile ha conquistato il mondo grazie a una geniale campagna di marketing virale, incassando oltre 200 milioni di dollari e lanciando la carriera del regista Parker Finn. Ora, il terrore è pronto a tornare sul grande schermo con un secondo capitolo.
Ambientato sei giorni dopo gli eventi del primo film, il sequel promette di fare ancora più paura ed espandere l’universo narrativo, mostrando le origini del misterioso virus solo accennate nel capitolo precedente. Tuttavia, Finn opta per una direzione diversa. Anziché svelare i misteri dietro la maledizione, il regista decide di rivisitare la formula originale, ponendola sotto una nuova luce. Se nel primo film il demone si insinuava nella mente di una psicologa, in questo sequel lo sguardo è molto più ampio e prende di mira la figura delle celebrità e il giudizio implacabile dei fan.
Dopo uno bellissimo prologo in un unico piano-sequenza che collega i due film, Smile 2 dimostra subito di poter contare su un budget più generoso. Il cameo di Drew Barrymore ci catapulta nel fantastico mondo della pop star Skye Riley (un’eccezionale Naomi Scott). Riley, pronta a ripartire con un tour mondiale, è ancora segnata da un tragico evento: un anno prima, ha perso il fidanzato in un grave incidente stradale causato dall’uso di sostanze stupefacenti. Ma è quando assiste al brutale suicidio del suo spacciatore che l’incubo ha inizio.
Dietro il sorriso forzato di Riley, celato da una maschera di felicità, si nasconde un dolore profondo di cui la creatura parassita si nutre e amplifica. Le macabre visioni, ogni giorno sempre più nitide, sgretolano lentamente la sua percezione della realtà, trascinandola in un abisso di follia dove ogni confine si dissolve. E noi, intrappolati nel suo incubo, assistiamo impotenti alla sua caduta.
Smile 2 osa scavare nel cuore oscuro dello show business, ritraendone un mondo corrotto e superficiale con una satira pungente e spietata. Il film non si limita a mostrare i falsi sorrisi che imperversano nel settore, ma ne svela i meccanismi più perversi, analizzando le pressioni che spingono gli artisti verso comportamenti estremi, con effetti devastanti, in primis, su loro stessi.
La critica sociale è aspra e diretta, e il tono grottesco enfatizza l’assurdità di un sistema così spietato e superficiale. Tuttavia, la durata eccessiva e alcune digressioni narrative finiscono per appesantire la narrazione, diluendo l’impatto di una tematica così potente.
Nonostante questi difetti, il film solleva interrogativi importanti sulla responsabilità dei media e del pubblico nel perpetrare un sistema così nocivo. Smile 2, in fondo, è solo uno specchio che riflette la nostra società, invitandoci a meditare sul ruolo che ognuno di noi gioca in questo circo mediatico.
A riportarci con i piedi per terra ci pensano gli immancabili jumpscare, dosati con cura per accelerare all’improvviso il battito cardiaco degli spettatori. Finn, fedele al suo stile, ci delizia con un mix di effetti speciali che strizzano l’occhio al body horror, presentandoci dettagli raccapriccianti (fratture esposte, mascelle dislocate, aghi sotto la pelle) che creano un’atmosfera di crescente tensione. Le allucinazioni della protagonista, seppur geniali (la scena dei ballerini è esilarante), perdono un po’ del loro impatto a causa della consapevolezza dello spettatore e della riproposizione di elementi già visti. Tuttavia, chi si avvicina al film per la prima volta uscirà sicuramente scosso.
Con una Naomi Scott in splendida forma, Smile 2 offre un’esperienza visiva decisamente più ricca rispetto al suo predecessore. La pellicola, pur approfondendo in modo interessante ciò che si nasconde dietro le quinte del mondo dello spettacolo, non riesce a replicare la tensione psicologica del primo film. Nonostante ciò, Smile 2 si conferma un sequel ambizioso, gettando le basi per un franchise horror longevo con un potenziale ancora tutto da esplorare.