La recensione di Smile

SMILE | Recensione del film horror di Parker Finn

Dopo aver diretto il cortometraggio Laura Hasn’t Slept, lo sceneggiatore Parker Finn ritorna dietro la macchina da presa per il suo primo lungometraggio, Smile. Ancora una volta la salute mentale è al centro della storia.

Fin dalla scena d’apertura si capisce esattamente che tipo di film sarà Smile: un horror psicologico che prende spunto dalle pellicole più famose del genere come The Ring e It Follows, utilizzando l’espediente narrativo del passato traumatico della protagonista per introdurre la maledizione che la perseguiterà. Nonostante Smile non brilli per originalità, la paura che incute lo rende il film perfetto da guardare ad Halloween.

La vita della dottoressa Rose Cotter (Sosie Bacon, figlia di Kevin Bacon e Kyra Sedgwick) scorre tranquilla fino a quando non si presenta all’ospedale una ragazza di nome Laura (Caitlin Stasey), visibilmente sconvolta e sotto shock. Mentre Rose inizia a parlarle per cercare di capire cosa le sia successo ed aiutarla, all’improvviso Laura, dopo aver raccontato di essere perseguitata da una creatura maligna che solo lei può vedere, si uccide davanti alla dottoressa, e la cosa ancora più sconvolgente è che lo fa con il sorriso sul volto. Subito dopo l’incidente, nel giro di pochi giorni, la vita e la salute mentale della dottoressa vanno in pezzi.

Il più grande difetto di Smile è la durata eccessiva che porta al limite l’attenzione dello spettatore. L’idea del trauma che si trasmette da persona a persona è molto interessante ma non viene approfondito più di tanto. Nella parte centrale è messo in scena in modo ripetitivo, con un ritmo troppo lento che fa perdere mordente alla narrazione. Inoltre, Finn commette un peccato capitale: invece di stabilire fin dall’inizio regole semplici che facciano da guida al pubblico, le cose vengono inventate e si sviluppano man mano che il film procede. Se da un lato questo potrebbe essere un buon espediente per mettere ancora più in difficoltà i personaggi, dall’altro risulta frustrante per lo spettatore.

Sebbene la sceneggiatura non sia ispirata, la regia di Finn è nitida, chiara e pienamente in controllo soprattutto nei momenti più spaventosi. Le visioni dell’entità all’interno della mente di Rose e Laura sono tra i migliori jump scares degli ultimi tempi. Finn indugia con la cinepresa quel tanto che basta per far credere allo spettatore di essere fuori pericolo, ed è proprio in quell’istante che colpisce duro. Non è facile far saltare il pubblico dalla poltrona e Smile lo fa certamente in modo efficace.

Ma quello che fa funzionare tutto il film è la protagonista. Famosa per aver partecipato a serie di successo come Scream, 13 Reasons Why e Mare of Easttown, a Sosie Bacon viene affidato il ruolo principale, quello della dottoressa Rose alle prese con quello che apparentemente sembrerebbe un disturbo post-traumatico da stress. Tra momenti di rabbia e di completi blackout ci guida in un viaggio infernale all’interno della mente di una persona profondamente disturbata. La sua interpretazione delle paure e angosce della protagonista sono il motore della pellicola e tengono il pubblico con il fiato sospeso fino alla fine. Non a caso la parte migliore del film è l’atto finale in cui affronta la creatura demoniaca.

Smile non è certamente il miglior horror in circolazione ma fa quello per cui è stato concepito: incutere paura e disagio nello spettatore. In questo senso la performance di Bacon, gli effetti speciali e il sonoro amplificano le emozioni e le percezioni. Il regista dimostra di avere una visione chiara dell’orrore che ha portato sullo schermo, ed è anche suo il merito di aver reso iconico il sorriso disturbante che il pubblico non dimenticherà così facilmente.

(Smile di Parker Finn, 2022, horror, 115′)