Se Tom Holland è l’amichevole Spider-Man di quartiere degli ultimi live-action targati Sony/Marvel e Tobey Maguire è lo Spider-Man dalle grandi responsabilità che ha iniziato il viaggio cinematografico dell’Uomo Ragno, Miles Morales è lo Spider-Man adolescente che affronta il Multiverso.
Il primo film del 2018, Spider-Man: Un nuovo Universo, ha cambiato per sempre le regole del gioco, sbalordendo il pubblico con il suo stile pop innovativo e tracciando un nuovo percorso per uno dei personaggi Marvel più amati. Il sequel Spider-Man: Across the Spider-Verse ha il merito di percorrere quella strada a forte velocità senza mai sbandare. In questa nuova pellicola ogni cosa sembra familiare, ma allo stesso tempo tutto è diverso. I personaggi in gioco sono tantissimi, ognuno dallo stile inconfondibile e con la sua eccentrica personalità, la storia è profonda, complessa e matura, le animazioni sono spettacolari, il villain di turno sembra una vera minaccia, le ambientazioni del Multiverso, le musiche e gli outfit sono da sballo, inoltre c’è un bilanciamento impressionante tra umorismo e serietà.
Per tutto questo ben di Dio dobbiamo ringraziare prima di tutto il lavoro di scrittura e dietro le quinte di Phil Lord e Chris Miller, che per ora hanno dato lustro all’animazione dimostrando ai più scettici che anche questo è Grande Cinema.
In Spider-Man: Across the Spider-Verse Miles Morales non è l’unico protagonista ma è affiancato da Gwen Stacy / Spider-Woman (Hailee Steinfeld) a cui i registi Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson hanno dedicato maggiore spazio rispetto al primo capitolo e addirittura l’apertura del film, una sorta di cortometraggio in cui conosciamo la sua storia, emotivamente straziante.
Mentre Miles è alla prese con i classici problemi di un qualsiasi teenager di Brooklyn che deve pensare al college, in conflitto perenne con dei genitori iperprotettivi, la sua migliore amica Gwen è costretta a dire addio al padre per entrare a far parte di una squadra di supereroi chiamata Spider Society fondata da Miguel O’Hara / Spider-Man 2099 (Oscar Isaac), uno Spider-Man ninja-vampiro dal carattere scontroso che a quanto pare tiene in piedi tutto lo Spider-Verse scovando le anomalie in giro per il Multiverso. Senza entrare troppo nei particolari della trama, Miles dovrà compiere delle scelte difficili che lo cambieranno per sempre; nel frattempo dovrà affrontare un nuovo pericoloso nemico, La Macchia, che ha la capacità di viaggiare nel Multiverso e che ha un conto in sospeso proprio con Miles.
Se il primo, folgorante racconto dello “Spider-Verse” è stato un bellissimo viaggio animato all’interno di un fumetto, il seguito catapulta lo spettatore dentro una serie di fumetti diversi ognuno caratterizzato da uno stile unico, come ad esempio Spider-Punk (Daniel Kaluuya) che sembra uscito dalla copertina di una rivista musicale londinese degli anni ’70 o come Mumbattan una delle tante città del Ragno Verso che avremmo voluto visitare più a fondo, ma che non c’è stato tempo a causa del ritmo troppo frenetico.
Cercare di stare al passo con tutto ciò che accade sullo schermo è onestamente impossibile, per fortuna c’è un elemento fisso che unisce l’intero Spider-Verse, ovvero i legami tra i personaggi. Il rapporto di amicizia tra Miles e il suo mentore Peter Parker (Jake Johnson) è stato uno dei punti di forza del primo film, anche se qui è messo in secondo piano, d’altronde Peter è ormai un padre di famiglia. Questa volta, i momenti più emozionanti tra Miles e Gwen, così come tra Miles e i suoi genitori, mostrano il giovane maturare in fretta risolvendo i suoi conflitti interiori, mentre “Across the Spider-Verse” corre veloce verso un non finale che grida vendetta (per la seconda parte dovremo aspettare un anno).
Il sequel onora e reinventa il mito di Spider-Man per una nuova generazione di fan che, rispetto a noi giovani dentro, è ben consapevole di due cose fondamentali: per creare qualcosa di speciale bisogna infrangere le regole, e l’animazione è una forma d’arte nobilissima.