Se fosse solo un film, L’ascesa di Skywalker si potrebbero lodare per le scene d’azione, gli effetti speciali, la fantasia scatenata. Si potrebbe parlare di un film non perfetto, ma efficace, di grande intrattenimento.
Ma non è solo un film, è molto di più: è il punto finale di una saga che dura da più di 40 anni, con milioni di appassionati in tutto il mondo. Da quando la Disney ha rilevato la Lucasfilm nel 2012 per la modica cifra di 4 miliardi di dollari, l’attesa per una nuova trilogia del mondo di Guerre stellari inventato da George Lucas nel 1977 è stata subito altissima.
Nel 2015, il primo film,Il risveglio della forza, diretto da J.J. Abrams, aveva esaltato la maggior parte del pubblico con un sapiente gioco sull’effetto nostalgia. Due anni più tardi, Rian Johnson aveva cercato di definire una nuova strada con Gli ultimi Jedi, distruggendo tutte le premesse del film precedente.
Il risultato era stato un plauso della critica e la rabbia al limite del fanatismo da parte degli spettatori più radicali, spiazzati dalle scelte di Johnson. Presa dal panico all’idea di scontentare di nuovo la legione globale di appassionati, la Disney è corsa ai ripari licenziando il regista incaricato del nono film, Colin Trevorrow (Jurassic World), e richiamando in fretta e furia Abrams.
Tranquilli: qui non trovate spoiler su L’ascesa di Skywalker. Non parleremo neanche della trama, comunque debole e discutibile, quanto dell’impostazione generale degli Star Wars targati Disney. Perché questi film sembrano prodotti senza nessun tipo di pianficazione. L’impressione generale è che nella casa di Topolino siano andati avanti a tentoni, aggiungendo idee una dopo l’altra senza un progetto generale per la trilogia.
Episodio VII aveva lasciato delle domande che avevano bisogno di risposte. Chi è la protagonista Rey? Il giovane Kylo Ren è ormai divorato dal lato oscuro o è ancora salvabile? Chi è il Leader Supremo Snoke? L’ottavo episodio si era preoccupato di liquidarle in modo brutale, senza pathos e nessun tipo di epica, con uno spirito quasi dissacrante.
L’ascesa di Skywalker torna indietro a Il risveglio della forza, cancellando le idee di Johnson, addirittura ignorando i nuovi personaggi che aveva introdotto. È venuto fuori un film frenetico, pieno di informazioni che si potevano sviluppare in una trilogia. Nei primi quaranta minuti succedono così tante cose che si fa fatica a seguirle. I nuovi personaggi che vengono introdotti sono figurine; i ritorni servono solo a far sussultare – almeno speravano Abrams e soci – i nostalgici.
Episodio IX è il tentativo frenetico di riconquistare il cuore nostalgico del pubblico senza nessun tipo di sforzo di raccontare qualcosa di inedito o sorprendente.
La trilogia originale di Guerre stellari ha determinato l’evoluzione del cinema contemporaneo e di grandissima parte dell’immaginario collettivo. Il secondo gruppo di film concepito da Lucas a inizio millennio aveva scontentato praticamente tutti, ma la visione di insieme della serie era evidente. La strada per arrivare dal punto iniziale a quello finale era stata quanto meno tratteggiata prima di iniziare a girare.
Questi tre episodi finali sono un susseguirsi casuale di eventi, una corsa corretta in continuazione per cercare di non scontentare nessuno. Molto poco per quella che è stata la più grande saga della storia del cinema.