Uno dei registi più importanti del nostro tempo è sicuramente David Fincher. Il regista americano ha portato sul grande schermo capolavori come Seven, Fight Club e Zodiac (solo per citarne alcuni). Negli ultimi anni ha firmato un accordo di esclusiva con Netflix realizzando per la piattaforma di streaming la serie di culto, mai portata a termine, Mindhunter e il bellissimo e pluripremiato Mank. Da pochi giorni è disponibile su Netflix il suo 12° lungometraggio, The Killer, l’adattamento cinematografico dei fumetti scritti da Matz e illustrati da Luc Jacamon.
Michael Fassbender interpreta uno scrupoloso assassino che manca per la prima volta il bersaglio. Le conseguenze saranno inevitabili, come del resto la sua vendetta.
Fincher non riesce proprio a fare a meno di raccontare storie focalizzate su personaggi enigmatici, dalla dubbia moralità, che compiono azioni spregevoli, ma che sono anche consapevoli delle loro fragilità.
Fassbender sarebbe l’antieroe perfetto se ci trovassimo in un film Marvel. Il killer non cerca redenzione o salvezza, vuole solo vendicarsi di chi ha cercato di eliminarlo. Non è una persona eccezionale con particolari abilità, è solo attento, meticoloso e organizzato nel suo lavoro come dice chiaramente la sua voce fuori campo. Si tratta di un espediente prezioso e fondamentale perché è l’unico modo per conoscere i pensieri del killer soprattutto nei momenti di attesa prima di fare quello per cui viene pagato.
L’(in)espressività di Fassbender si sposa alla perfezione con la figura dell’assassino che Fincher porta in scena: non parla quasi mai, è paziente e agisce senza farsi coinvolgere emotivamente. Le rare volte in cui infrange le sue regole ci pensa il regista a ricordargli che ci sono da pagare delle conseguenze spiacevoli, e lo fa dirigendo in modo magistrale l’unica scena d’azione di tutto il film.
Possiamo descrivere The Killer come un film vecchio stile: atmosfera elegante, fotografia fredda, ritmo lento e costante, quasi ipnotico. La cosa incredibile è che la pellicola coinvolge anche nei momenti in cui non accade molto (la scena iniziale ne è la prova). La sensazione che possa accadere qualcosa da un momento all’altro c’è sempre e si prova un certo disagio quando la camera si sofferma sullo sguardo impenetrabile di Fassbender, un uomo senza emozioni.
Nel film compare anche la mitica Tilda Swinton che in pochi minuti dimostra tutto il suo talento in una scena di rara potenza.
Insomma The Killer è l’ennesima dimostrazione della grandezza di David Fincher.